Dr. Martini CAMPIONI CON LE STELLETTE (SAGGIO)

FEDERAZIONE DEL NASTRO AZZURRO "Militari Decorati al Valor Militare"
NUOVE IMPORTANTISSIME NOMINE PER IL NOSTRO COL ® CRI MARTINI.Il Col ® Cri dottor Giancarlo Giulio Martini, nominato Commissario straordinario per la Federazione Provinciale di Rieti,D'ordine e protocollo n. 741 del 8.06.2010, firmato dal Presidente Nazionale della benemerita "Federazione del Nastro Azzurro fra decorati al Valor Militare", il nostro Presidente per la Ragione Lazio, è stato nominato Commissario Straordinario dell'importante sodalizio nazionale per la Federazione Provinciale di Rieti. Le prime uscite del neo Commissario sono coincise con la Festa del Corpo della Guardia Forestale e della Guardia di Finanza celebrate nello stesso Capoluogo sabino ed a Mentana. SEGRETARIO NAZIONALE, ADDETTO STAMPA E COMUNICAZIONE ASSOINTERFORZE A.N.V.I.
Lo stesso Col Martini, segnatamente in merito alle sue competenze psicofico-attitudinali ed ai suoi precedenti specifici militari e culturali, è stata chiamato a ricoprire l’incarico di Segretario Nazionale e addetto Stampa e Comunicazione per la sigla socio-sindacale dell’ Assointerforze A.N.V.I. (Ass. Naz. Volontari Interforze). Un sodalizio l’ANVI a diffusione nazionale che si rivolge principalmente ai militari in servizio e congedo delle Forze dell’Ordine (Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di stato, Guardia Forestale, Guardia Costiera, Esercito, Aviazione e Marina, nonché il Corpo della Polizia Penitenziaria, delle Guardie Giurate, delle Organizzazioni di Volontariato paramilitare, Vigili del Fuoco e Polizia Municipale, Provinciale, e Corpi Militari Ausiliari delle FF.AA (CRI e SMOM) ecc.).


GENERALE DI BRIGATA (R.O.) DEI CO.S.INT (CORPI SANITARI INTERNAZIONALI – CROCE ROSSA GARIBALDINA – FORZE VOLONTARIE DEL SOCCORSO)
Segnaliamo infine che il nostro surripetuto Presidente per la Regione Lazio Col. ® Cri Martini, è stato arruolato nei Co.S.Int con il grado di Generale di Brigata (r.o.) nel cui contesto assume l’incarico di Stato Maggiore con funzioni di Capo Ufficio Addestramento e Personale. Un ruolo prestigioso al quale è anche annessa la funzione di Addetto Comunicazione e Stampa per il Comando Generale Co.S.Int. e di Addetto al Centro Sportivo “Aquila d’Oro”. Complimenti vivissimi Giancarlo e buon lavoro.
Con le felicitazioni dell'Unione Italiana Onoranze all’Eroe MOVM dell’Arma Salvo D’Acquisto per l'importante incarico a lui affidato ed il più sincero in bocca al lupo per l'impegno che lo attende, giungano al nostro collaboratore anche i complimenti più veri di questa Redazione.
MENTANA (GUARDIA DI FINANZA - FESTEGGIATO IL 236° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE)

Il Comune garibaldino in collaborazione con il Museo Nazionale della Campagna dell’Agro romano, l’ ANVRG, l’ARTA, ANSI ed il Comando Generale del Corpo, ha promosso una memorabile cerimonia.
Avviata alle prime ore del mattino, con l’auspicio del più spendido sole di prima estate, la manifestazione è stata partecipata da un folto e sensibile corteo. In primo piano militari in servizio e congedo, autorità civili e militari contornati dalla immancabile profusione di Labari, Bandiere e Stendardi. A far da apripista alla solenne manifestazione, meticolosamente allestita all’ingresso del Parco delle Rimembranze, la suggestiva cerimonia dell’ Alzabandiera a cui ha reso gli onori militari il Picchetto d’onore della stessa Guardia di Finanza. Tutt’intorno, nel silenzio assoluto, tanti militari in perfetta uniforme (il Comandante della G.diF. di Tivoli, dei carabinieri di Mentana e della Polizia Municipale) diverse vedove ed i Presidenti delle varie Associazioni d’Arma, del Nastro Azzurro Federazione di Rieti e Sabina-Romana, della Guardia d’Onore Garibaldina e del Pantheon di Roma, i Carabinieri in congedo e la Prociv di Monterotondo, i garibaldini dell’ARTA ( Ass. romana Tiro ad Avancarica), gli Alpini di Antrodoco, i Marinai e l’Aeronautica militare. Dopo la deposizione di una Corona di alloro all’Ara-Ossario Monumentale ai Caduti, scandita dal commovente silenzio e la recita della preghiera della G.di F., è stata la volta di alcuni oratori. E veramente tante e lodevoli sono state le buone parole ed i rispettosi commenti che ciascuno ha rivolto ai cari caduti. Di particolare intensità la prolusione del prof. Guidotti, Presidente del Museo, che ha ricordato i militi dell’allora Corpo delle Guardie Doganali (ora G.di F.), caduti nella battaglia di Mentana e che il glorioso Corpo ha, da adesso in avanti, un Comandante: il Gen. C.A. Nino Di Paolo, proveniente dai ruoli dei propri ufficiali. Applauditissimo anche l’intervento del sostituto del Sindaco di Mentana e del rappresentante del primo cittadino di Roma Alemanno. Un saluto lo ha quindi reso il Colonnello Martini, in rappresentanza del Presidente Nazionale del Nastro Azzurro, presente con Labaro ed una propria delegazione. Altrettanto felice la conclusione con visita alla mostra dei modellini degli aviogetti dell’aeronautica allestita dall’ANSI (Ass.Naz.sottufficiali d'Italia) nella nuova ala del complesso museale.(a cura di Mery Martini)

CAMPIONATI EUROPEI TIRO A VOLO - KAZAN (RUS), 27-28 Giugno 2010
BIS D’ARGENTO PER L’ITALIA DEL TRAP AGLI EUROPEI DI KAZAN

Il team azzurro del Trap, composto da Giovanni Pellielo (Fiamme Azzurre), Erminio Frasca (Fiamme Oro) e Massimo Fabbrizi (Centro Sportivo Carabinieri) ha conquistato la medaglia d’argento ai campionati europei di tiro a volo che si sono appena conclusi oggi a Kazan, Russia. La squadra italiana ha totalizzato 353 piattelli su 375 contro i 361 della Repubblica Ceca, vincitrice dell’oro. Al terzo posto si è classificata la Turchia che con 353/375, è riuscita a soffiare la medaglia di bronzo alla Croazia (353/375) in virtù della migliore serie finale di colpi.L’Italia festeggia anche uno splendido argento individuale conquistato da Pellielo che con i colpi di finale totalizza complessivamente 146/150 piattelli (121+25); l’oro individuale è andato allo spagnolo Fernandez che ha chiuso con un piattello di differenza rispetto all’azzurro, 147/150 (124+23) lo score dell’iberico; terzo l’irlandese Burnett a quota 144/150 (121+23).


ANC (ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARABINIERI) “UNIVERSITA’ DEI SAGGI – GEN. F.R.” -
7^ EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE “ LA CARABINIERITA’ ”.
PRIMO PREMIO AL NOSTRO PRESIDENTE PER LA RAGIONE LAZIO COL. GIANCARLO GIULIO MARTINI.
Indetto dalla prestigiosa Università dei Saggi - Franco Romano (costituita nell’ambito dell’ A.N.C. - Associazione Nazionale Carabinieri) e presieduta dal Magnifico Rettore Gen. C.A. ® Giuseppe Richero, il Concorso è stato connotato da uno straordinario successo. Folto e qualificatissimo il lotto dei partecipanti che, oltre a far registrare un perentorio en plein si è connotato per l’elevato livello della maggior parte dei lavori presentati. Tant’è che al di la ed oltre il Primo Premio che, come detto, è stato assegnato dalla severissima Giuria al Col. Martini ed il 2° e 3° che sono andati al Maresciallo Murgia ed all’ App. Iurillo, sono stati attribuiti anche un Premio speciale alla “memoria” del Ten. Pompeo Di Terlizzi, tre “Menzioni speciali” e diversi “attestati di stima”. L’elaborato con cui Giancarlo ha indotto la Giuria ad assegnargli l’ambitissimo Primo Premio, dal titolo: “La mia stazione di montagna – la casa della cultura militare spicciola”, dai giurati è stato così valutato: “Un continuo ritorno di memorie, ricordi, aneddoti e motivazioni operative, in una stazione Carabinieri di montagna. Impostazione di profonda serietà e impeccabile attaccamento ai valori. Stesura condotta con esemplare efficacia e cura formale”. L’autentica, la vera esaltazione della “carabinierità”. E per l’autore, comprensibile soddisfazione, un artistico diploma, un medaglione ricordo, tante…pacche sulle spalle ed i complimenti più autentici e veri. Quanto basta, insomma, per far rievaporare quell’ insopito…profumo di disciplina che, come si legge nel saggio vincente di Giancarlo, …si respirava in quella stazioncina di montagna. << Scopo principale dell'Università dei Saggi: fondata nel 1999 in seno all’Arma in congedo ed intitolata all’emerito Gen. D. dei carabinieri Franco Romano (perito il 14.12.1998 a Volpino (To) durante una delicata operazione di servizio in elicottero), é quello di sollecitare e mantenere vivi gli interessi culturali e di ricerca storica o memorialistica dei soci…anziani (senior) valorizzandone il patrimonio di esperienze al fine di avvicinarli alle giovani generazioni per trasmettere loro… la cultura permanente della Carabinierità >>. Bene. La cerimonia della consegna dei riconoscimenti, patrocinata dalla stessa A.N.C. e dall’Università dei Saggi in sinergia con l’Ispettorato modenese, ha avuto luogo recentemente nella città di Maranello (Mo) che ha signorilmente ospitato il 17° Stage del benemerito Ateneo. Un evento topico, in quanto concomitante con il 150° anniversario dell’adesione degli ex Ducati Modena-Reggio e Parma-Piacenza al nascente Regno d’Italia 18 marzo 1860, nonché dell’insediamento dell’Arma dei Carabinieri nella Provincia modenese. Nel corso della nutritissima tre giorni, gli stagisti hanno avuto l’opportunità di effettuare delle visite guidate culturali, ascoltare e partecipare a conferenze e dibattiti riguardanti l’Arma dei carabinieri, la stessa Università dei Saggi ed l 150° dell’adesione ai Plebisciti dei ducati di Parma e Modena, assistere alla presentazione del libro “Il Cuore del Carabiniere” del Gen. C.A. Arnaldo Grilli -già Vice Comandante della Benemerita-, visitare la Cappella dove riposano le spoglie dell’Eroe nazionale Ciro Menotti e, perché no ? salutare tanti amici e colleghi conosciuti in anni ..assai più beati e fugaci.

IL SAGGIO VINCITORE DEL COL GIANCARLO GIULIO MARTINI
LA “MIA” STAZIONE DI MONTAGNA
LA CASA DELLA “CULTURA MILITARE SPICCIOLA”
“Ci piace lasciar traccia
di quel profumo di disciplina”
Il coraggio di ripercorrere la storia -
Fare in modo che le "memorie", in qualsiasi campo di attività, non vadano giammai disperse, é senz’altro un segno d'amore e di civiltà. Ed un dovere far si che restino di esempio e di esperienza per coloro che dovranno assumersi la responsabilità e l’impegno di raccogliere il frutto di quanto, nel tempo, è stato seminato.
Ebbene si ? è proprio per queste ed altre ragioni ancora se mi sono accinto a mettere nero su bianco i frammenti di memoria raccolti nel periodo che ho felicemente trascorso da giovane vice brigadiere in sott’ordine presso una stazioncina dell’Alto Adige. Flasch e momenti memorabili che hanno reso più lieve il percorso della mia carriera in uniforme e da cui ho tratto il necessario per impostare questo saggio. Un trattatello semplice e senza pretese con cui, appunto, mi prefiggo di rendere omaggio ad un Carabiniere con la “C” maiuscola, uomo e Comandante esemplare di una Stazioncina di montagna. E, quindi, tenuto conto che, rispetto a quanto è stato fin’ora detto, filmato e scritto sulla Stazione in generale, l’elaborato evapora e traferisce al contesto un singolare pizzico di novità in più, ho deciso di partecipare alla 7^ edizione del Premio letterario indetto dall’ “Università dei Saggi - Franco Romano”. Tutto facile ? niente affatto, anzi. Diversi sono, infatti, i colleghi che sentendomi parlare con trasporto e convinzione di quanto stavo predisponendo per partecipare al concorso hanno nicchiato ed assestandomi una confidenziale pacchettina sulla spalla, mi han detto: “ Il tuo impegno è lodevole, ma è meglio cambiar genere ! “ Anche perché:” Sulla Stazione Carabinieri e sui loro Comandanti, è stato oramai scritto tantissimo e riscritto tutto e di più. Ergo !” Effettivamente avevano tutti ragione. Se ho insistito e, nonostante i saccenti consigli di quei buon temponi, sono andato..…” dove mi portava il cuore ”, è perché sentivo di avere dalla mia parte uno straordinario poker d’ assi… nella manica: la forza delle mie conoscenze dirette sulla vita di Stazione; le preziose testimonianze del Maresciallo Angelo M. - il mio primo Comandante che osavo chiamare (alla romanesca) Marescià -, l’impellente desiderio morale di rendere omaggio a quell’esemplare collega e, non ultimo, il “virtuale invito” sussunto dal pregevole lavoro dell’insigne storico Giulio Adamoli: “1867 - Da San Martino a Mentana” ( ). Un’autentica iniezione di fiducia che ha definitivamente sciolto ogni ombra di dubbio residuo ed alla quale mi sono prudentemente aggrappato facendone tesoro. L’ossatura del saggio l’ho, come detto, attinta dai ricordi del tempo trascorso a contatto con quel sant’uomo del Maresciallo Angelo M.. Un vero…angelo custode…appassionato del suo …mestiere, una grande guida -anch’egli veneto e come me trapiantato per servizio da giovane nel Lazio- che ha saggiamente pilotato il percorso della mia vita in uniforme e quella di tanti altri carabinieri alle prime armi. Un secondo padre ed una fonte inesauribile di saperi. Egli, oltre al pallino della divisa e conoscere tutti i segreti della dattilografia e del carteggio possedeva, spiccato e forte, un altissimo senso del dovere, buon carisma e superiori doti di psicologia applicata nonché, eccellenti nozioni di Armi e tiro. Un uomo a cui non si poteva non volere un ..... bene dell’anima.
Ho cercato, insomma, di descrivere….”affinché non vadano giammai dispersi” per chi come me può meglio comprenderli ed interiorizzarli, i saggi consiglio del “mio” Maresciallo e colto al volo l’aureo invito dell’Adamoli. Se ci sono riuscito, sarà la mia più grande soddisfazione.

MEZZO SECOLO DI GLORIA E DI PASSIONE
DALLA DISCRETA MA RUMOROSA “OLIVETTI 20”,
AL VERSATILE E FUNZIONALISSIMO COMPUTER

“ l’uomo non ha memoria permanente, quindi,
non è mai sufficiente scrivere e riscrivere “

Entrambi testimonial sufficientemente rappresentativi di un tempo e di un’epoca eroica, sebbene apparentemente tanto distanti, eppure idealmente tanto vicini. L’una testimone della decorosa, vecchia Stazione; simbolo l’altro, del nostro tempo. Separati da poco meno di mezzo secolo ma così diversi da sembrare figli di altre mentalità e di tempi e mondi irreversibili.
Tra l’una e l’altro: … “ tanta storia vera” illustrata da uomini a 24 carati, molti dei quali fatti e tagliati a misura dei micro Reparti, tipo le Stazioni. Come, appunto, lo fu il Maresciallo Angelo M. per il quale (a parte la prassi, la disciplina e l’etica militare), la Caserma doveva essere…..una famiglia estesa poggiata sui seguenti pilastri: la dattilografia, l’archiviazione, il risparmio e l’armeria.

La mitica Olivetti 20, alias “Lisetta”-
Essenziale come il pane, la preziosissima macchina da scrivere, era la vera primadonna della Stazione e la regina dell’Ufficio “Scrivani ”. Sempre al centro dell’interesse, la “Olivetti 20” è stato uno dei simboli efficienti di quella Stazione che, cinquant' anni fa era una famiglia a completa disposizione…anche del prossimo h/24. Un “monumento” essenziale e indifferibile che il Comandante - probabilmente in ricordo di una delle tante…vecchie fiamme da lui disseminate qua e là nel corso dei molteplici servizi provvisori - aveva soprannominato “Lisetta”. Potenza della divisa o luogo comune ? non si sa bene. Fatto sta che, da che mondo è mondo, ogni carabinierino quando viene trasferito, lascia sempre sul posto un cuore… spezzato. Figurarsi Marescià che, oltre ad essere quel che si dice…un buon partito, era un bel giovane aitante e fiero, un autentico ….tombe de femme. Bene. Siccome in quel tempo era aspirazione comune, anzi, un dovere imparare a battere a macchina, a turno e solamente quando non serviva al comandante, eravamo autorizzati ad esercitarci (?) nella dattilografia. Ma a quale prezzo lo sa solo l’incolpevole “Lisetta”. Sui cui tasti eburnei, rumorosi, impertinenti e tosti ci accanivamo picchiettandoci sopra caparbiamente…sempre e soltanto con due dita…e, s’ intende con pessimi risultati. Guai a bucare il rullo, non riavvolgere il nastro scorrevole bicolore o dimenticarsi di incappucciare la “Lisetta” a fine esercitazione. Il top era “battere” in maiuscolo e senza errori, l’indirizzo sulla busta della propria fidanzatina. Tutt’altra musica, quasi un piacere era, invece, osservare la speditezza con cui Marescià faceva scivolare su quei tasti - solo per altre mani ostili - le sue agili dita. Ed ascoltarlo, mentre gli dettavo la minuta che egli, prima di passarla a macchina aveva puntigliosamente limato a matita, ciacolare con la “Lisetta” come se fosse un essere vivo e vegeta. Che, quasi per magia, improvvisamente docilizzata innestava il “turbo” e filava via…. come la Berta di antica memoria. Uno spettacolo vedere i fogli protocollo connotarsi di riferimenti, numeri e lettere fino alla firma finale, privi di smagliature, ribattiture, correzioni e cancellature, parole imprecise o margini fuori linea. Tirati anche in 10 copie, intercalati dai sottilissimi ma resistenti fogli di “carta riso” (le veline) e dalla immancabile carta carbone, erano capolavori. Sembravano scritti al computer. Superflua la gomma da inchiostro che continuava a penzolare inerte dallo spago annodato sulla leva del carrello scorrevole. Il trionfo della mitica “Olivetti 20”, pardon: “Lisetta” e per il suo anfitrione che proprio in virtù di questa sua perizia, era stato più volte citato come modello e dallo stesso Comando di Gruppo premiato con annotazioni a matricola. Discreta e muta, sempre in fiduciosa attesa di rendersi utile, la “Lisetta” è stata per mezzo secolo il più autentico testimone della storia di caserma. Necessaria e…. muta come una tomba, “battendo, battendo”....è stata, come nel calcio, l’uomo in più. E come tale e senza nulla chiedere, ha continuato a lanciare appelli, stampare circolari in copia multipla, ricevute e segnalazioni di nuovi arrivi e trasferimenti; ad ascoltare sorniona e discosta le discussioni e le riconciliazioni, ad accompagnare le poche gioie e gli immancabili dolori che piombavano dentro e fuori quelle mura amiche. E mentre assorbiva i dolori e le fatiche dei suoi fruitori, ha assistito allo sfiorire della loro gioventù. Sempre e comunque…usa obbedir tacendo ! Onori, quindi, all’ eroica “Olivetti 20” . E non sarebbe male se qualcuno pensasse di erigerle un bel “Monumento”.

La “casa della cultura militare spicciola” di tutti, per tutti e aperta a tutti
Caratteristica peculiare del palazzetto, sede della Stazione Montana, era lo scudo della Repubblica sovrapposto al portone di accesso, con su scritto Carabinieri.
Il cuore della Stazione era la Sala Mensa. Quattro mura decorosamente tinteggiate di bianco medò, buona per consumare i frugali pasti e necessaria per radunarsi ad ascoltare il Comandante, studiare e commentare le nuove direttive superiori e per consultare il brogliaccio di servizio, per compilare il quaderno giornaliero ma anche per dedicarsi alla “scritturazione” quotidiana della “libretta” personale ed al necessario aggiornamento professionale. Punto di incontro e ritrovo prima e dopo il servizio, era il caminetto intorno cui circuitava d’estate e d’inverno, la vita in comune. Dalla cappa impregnata dai fumi pendevano il Crocifisso e, come prassi, i ritratti del Presidente della Repubblica e del Comandante Generale nel giorno dell’insediamento: stemma araldico di famiglia in alto ( ) grande uniforme di gala, sguardo metallico proiettato nel vuoto, baffi lucidi e colletto inamidato, nastrini e decorazioni sulla pettorina e, secondo le miglior tradizioni dell’addestramento formale: pancia in dentro e petto in fuori.

Scuola di vita pratica - Confezionata secondo canoni immutabili e remoti: posto di guardia, ufficio comando e salottino per accogliere gli “ospiti”, camera di sicurezza rinforzata, provvista con “tavolaccio” e grate a maglia stretta per detenuti/e, camerate con brande a castello, cucinetta spartana con fornelli a carbonella, ripostiglio, legnaia. Altrettanto semplici gli arredi. Le camerate: sempre in ordine ed in assoluta sobrietà, letti a cubo, semplicissimo il decoro, restavano uguali….per sempre. E poi, un cortile con il pozzo per attingere l’acqua per uomini e cavalli nonché per la famiglia del comandante (l’unico coniugato). Poche brande, qualche letto, un tavolo, alcune sedie impagliate ed una minima dispensa per custodire il sufficiente per far recuperare ai militari le energie disperse durante le faticose perlustrazioni prolungate ed a piedi su e giù per le impervie montagne. In comune anche i servizi, il bagno e per la cura della persona, un catino ed una brocca smaltata per l’acqua, uno specchietto di alluminio sospeso sopra il lavandino, per radersi. Solamente il rasoio ed il pettine, l’asciugamani, il sapone e lo spazzolino da denti, la cromatina per le scarpe e la carta igienica, erano strettamente personali. Tutto il resto, nulla escluso, era “di ordinanza” e rigorosamente distribuito dal provveditorato dello Stato. Come, d’altronde, le divise kaki di robusto tessuto, ostile e crudo come un sasso…rigide d’estate, fredde d’inverno. Quasi sempre di taglia abbondante, quindi, difficili da portare: e, peggio ancora, da lavare e…stirare. E, siccome vigeva il più stretto….fai da te che, in fondo, voleva dire economizzare la corrente elettrica, anche per mettere in piega i pantaloni, una volta tolti e sempre che fossero ancora indossabili, li stendevamo sotto il materasso acciocché, alla sveglia, avessero ripreso..…una ”piega”…passabile.

A proprosito di risparmio - Il Marescià non trascurava alcunché e men che meno, di impartire nozioni sulla frugalità delle spese e sul doveroso riguardo che bisognava riservare al “dio“ denaro.
Egli, oltre a predicare la parsimonia nel comportamento privato e nel dire e nel fare in pubblico, impartiva altrettante utili nozioni sull’ uso…del soldo. Anche se in quel tempo…almeno per noi… era proprio poca cosa (il mio primo stipendio da C/re ammontava a 20 mila lire) il Marescià era comunque riuscito a farci credere che fosse tantissimo. “Abbiamo un triplice dovere - ammoniva il comandante - risparmiare per l’onore del soldo che ci passa lo Stato; per aiutare genitori e famigliari e, soprattutto, per precostituirci la pensione: il nostro baluardo per la vecchiaia.” Ed egli, alla fine del mese, prima di consegnarci la busta paga, rinnovava l’invito ad andare in Posta a depositare qualche risparmio e fare il vaglia per la famiglia di origine. “Perché - diceva il Marescià - la famiglia di chi vive per l’Arma, deve vivere dell’ Arma.“ Un modo per gratificare il frutto del duro lavoro e di rendere partecipi di certi sacrifici, i nostri cari. E fu così che, grazie alle premure…sp…intanee del nostro caro comandante, riuscimmo anche a far economia.
Per il riscaldamento, l’illuminazione e le pulizie dei luoghi comuni e delle scale, anche se ad inzaccherarle erano stati gli altri, ci tassavamo a vicenda. La legna per alimentare il fuoco che restava sempre acceso d’estate e d’inverno per cucinare ed asciugare i panni lavati o le giacchette fradice di pioggia, proveniva dalla potatura degli alberi da frutto o dai boschi vicini le cui ceneri, meticolosamente recuperate, venivano poi giudiziosamente riciclate per la lisciviatura delle lenzuola e per fare il grande bucato. A piedi e, quando c’era, in bicicletta andavamo dappertutto e, con il comandante, anche in capo al mondo.

Sigarette di carta riso e sfottò - Tante carte in arrivo e altrettante in partenza. Ah la carta: anche questa materia di prima necessità ma che, insieme alla cancelleria, non bastava mai e costituiva anch’essa uno dei problemi più assidui. Specie d’inverno, quando scendeva la neve e bloccava le strade, scarseggiava tutto ed allora era difficile approvvigionarsi di qualsiasi cosa. Di conseguenza, come detto, non si sprecava niente e si riciclava tutto. Perfino i fogli di carta riso cestinati: le cd “veline”, recuperati e rifilati a misura, diventavano ottime cartine da sigaretta. Per la posta in uscita si rivoltavano le buste in arrivo, purché usate una sola volta. Da cui derivò il classico detto riferito ai più negligenti: “non sa nemmeno rivoltare una busta usata”; della stessa specie dell’omonimo: “non riesce a scrivere neppure una “Risposta negativa ”. Quel ch’ è bello è che nessuno s’ incagnava; tutto finiva in una risata.

Un noce per lo sposo novello - E per tirare a campà: un “soldo”…. piccolo piccolo. All’arrivo di un giovane carabiniere, il comandante, -considerati i …chiari di luna, usava piantare un noce (il terzo del suo mandato) nell’immancabile orticello…anch’esso in comune: “ tra 25 anni - diceva - sarà cresciuto e pronto per farci le tavole con cui il collega che avrà maturato....il diritto a contrarre matrimonio, potrà costruirci la propria camera da letto”. In quel tempo i carabinieri si sposavano a 28 anni. Chi lo sa, ed a me piacerebbe molto saperlo, a chi è toccato il noce piantato per me.

Il piacere di stare insieme - A Natale ed a Pasqua od in occasione di altri lieti eventi, il comandante riuniva i presenti in sede, compreso mogli e figli, e si faceva festa tutti insieme. E la Stazione di montagna diventava una sorte di “Agorà” illuminata ed accogliente. Soprattutto efficiente. In cui il comandante: pater familias, comunicava con parole misurate, allegre o sofferte alla truppa, i fatti più importanti e tutte le… grandi decisioni. Ed in tempi remoti (adesso vige la privacy), era il luogo insostituibile, quasi naturale per annunciare promozioni e trasferimenti, encomi e punizioni; per comunicare ai coscritti la partenza per la guerra ed alle povere famiglie sventurate i decessi, il rientro dei feriti, l’arrivo della pensione, l’assegnazione delle decorazioni e delle medaglie e via dicendo ancora. E la gente, anche per questa quotidiana routine, amava i suoi carabinieri e gli voleva bene ! Quella si che era una vera famiglia molto estesa. E via di questo passo sempre con il sorriso sulle labbra. Vitali come li vuole il versetto di Lorenzo de Medici: “…chi vuol esser lieto sia di doman non ci è certezza” .

Top secret: le due “ A” come Archivio e Armeria
Altro piatto forte del Mar. Angelo M., era il trattamento delle pratiche d’ufficio e delle varie fasi che andavano dalla registrazione, al protocollo ed al disbrigo, fino alla risposta e/o archiviazione ecc. ecc.. L’archivio, centro, anima e cervello di ogni entità operativa e, nel nostro caso, della Stazione montana, per quanto piccolo e di ridotte dimensioni fosse, incuteva soggezione per ciò che rappresentava e per quanto conteneva. Scrigno prezioso ricolmo di valori permanenti: autentico “Caveau” l’ Archivio in cui, fin dalla sua costituzione, i vari comandanti hanno ininterrottamente continuato ad infilar di tutto e di più, è sempre stato il fiore all’occhiello ed un vanto per l’Arma. Li dentro, magari stipato su incerti scaffali e precarie pile informi di fogli incartapecoriti ma leggibilissimi, continua a “vivere” il percorso e la stessa storia dell’intero comprensorio. Talché, muovendo i primi passi fra quegli scaffali tarlati, ho veramente provato un misto di intensa curiosità e di arbitrio improvviso. C’era di tutto e di più di quanto si possa immaginare. Vecchi editti e manifesti spiegazzati, raccolte di periodici e riviste, intere pagine di giornale e messo a matita su pezzi di carta sdruscita, appunti, scritti, notizie ed informazioni carpite qua e la, frasi colte al volo ascoltando comizzi, conferenze o dibattiti, dicerie e chiacchiere raccolte in pubblico e tante, tante altre immancabili notizie tristi o tristissime. Finché, visto che dal “saccheggio” di quello scrigno generoso, schizzavano fuori biglietti, fogli e cartoncini che si sono subito disciolti in mille rivoli ed in infusi di memorie, ricordi e notizie storiche che ne resero nitide altre ancora, ovvero, che accesero guizzi, barbagli ed inviti ad approfondire ulteriormente, ho finito per diventare anch’io un…topo d’archivio. Una volta impratichito, ho chiesto ed ottenuto dal comandante l’autorizzazione a dargli una sistematina, ovviamente, nei rarissimi momenti sottratti al tempo libero. Così ho fatto.

Un continuo ritorno di memorie, ricordi, aneddoti ed entusiasmanti storie di vita vissuta –
“ Ciascuno è esperto - diceva ancora il caro Marescià - nel campo in cui è competente”.
Ed è proprio così. Mentre facevo gavetta come archivista ed apprendevo la tecnica del carteggio, contestualmente imparavo sia il mestiere del carabiniere che a conoscere il paese in cui vivevo ed operavo. Ed è stata una vera scuola professionale a 360°. Fra i tanti faldoni zeppi di…pezzi di carta, ho scovato storie e vicende che riportavano a nomi che rimasero oscuri, privi di volto e di storia altre, invece, che conducevano a lontanissimi giorni di disordine, piccoli diverbi, poche gioie, eventi mistici e dolorosi, capricci, scaramucce ma anche a furtarelli, lotte e inimicizie. Dati che risalivano a persone, alcune note, altre sconosciute, di ceto e periodi diversi che nel vagare dei ricordi riportarono a svariare tra paesi, case e città, momenti e fatti di arte, guerra, sport, cultura e vita vissuta. E si mossero e ripresero a conversare e ridere gerarchi e podestà, sindaci, soldati, storici, principesse e borghesi, comandanti degli Schutzen ( ), medici, insegnanti, parroci e farmacisti, artigiani e contadini; si aprirono interni di ville e stamberghe, esercizi publici e ripostigli. E con essi sono ritornati uomini e donne di diverse età, nobili e colti, artigiani e studiosi malinconici o irosi, associazioni e partiti. Tutti decisamente fermi nella vita e contenti di esser parte di quella comunità. Grumi di vicende inedite altrimenti dispersi, degni di nota, spunti vivaci, notizie sfiziose, fatti storico-documentali e graziose amenità ed anche tanti nomi di “Vip” (Very Important Person), in qualche modo legati alla comunità reale di cui l’Arma ha continuativamente serbato rispettosa memoria. ( )

La Santabarbara - Moschetti 91/38 tra reperti, pezzi da museo e qualche granata inesplosa -
Capitolo a parte merita senz’altro l’Armeria: “zona rossa” e, come tale, uno degli obiettivi più delicati in cui poteva metter piede solamente il Comandante nonché, ma limitatamente al tempo strettamente necessario per la periodica pulizia dell’armamento di caserma, il militare addetto. A conferma della responsabilità che comportava la gestione e la cura dell’Armeria ricordo, per esempio che, in Alto Adige ai tempi dell’ irredentista Karl Clotz ( ) e per questioni di ordine pubblico, ai cacciatori era fatto obbligo di consegnare le loro armi in caserma dove rimanevano per l’intera durata della chiusura della stagione venatoria. All’apertura della caccia potevano ritirarle all’alba e, quindi, riconsegnarle prima del tramonto. Per la truppa, l’Armeria veniva aperta per la consegna dell’olio di lino e delle pezzuole necessarie alla manutenzione del moschetto in dotazione e della Beretta d’ordinanza e, quando mecessario, per l’eventuale rinnovo delle cartucce e dei finimenti o per approvvigionarsi del necessario per andare ai tiri. All’uscita ed al rientro dal servizio e per l’operazione di carica/scarica delle armi in dotazione, ci si sottoponeva al rito del “Congegno Calderaro” ( ). Defilato in apposita zona protetta, il Congegno ci attendeva assistendoci fino al completamento della paziente ed indifferibile operazione.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Lontana anni luce, invece, la moderna stazione urbana. Do¬tata di ogni confort e comodità, con acqua corrente calda e fredda, elettrodomestici e climatizzatori, di¬vani, cabine armadio, quadri e libri dappertutto, stoviglie, soprammobili e, soprattutto, una gran varietà di ausili tecnologici: Ponte radio,Tv, Dvd, Computer, piastre elettromagnetiche, Scanner, visori, citofoni, telefoni da tavolo e portatili e via dicendo. Vetture ultraveloci e fuoristrada dotati di autovelox, alcoblov e macchinette per verbalizzare elettronicamente; gatto delle nevi in montagna, barche alla fonda sui laghi e mezzi veloci in garage, ecc. Ottimi stipendi (buon per loro), uniformi griffate che calzano a pennello, buoni pasto e camerate a misura di…militare. Eppure tutt’e due figlie e prodotti del Ventunesimo secolo. Strani destini. Il boom economico oltre a questo, ha anche portato il benessere, ottimi stipendi ed il rivoluzionario computer. Veloce, versatile e silenzioso, memorizza tutto. Veramente lontano anni luce dalla desueta vecchia “Olivetti 20”, il moderno computer ultima generazione, ha dato un taglio netto a tante abitudini sconvenienti e farraginose. Egli memorizza e trattiene tutto, sostituendo anche il vetusto e scomodo “Archivio”, finito dentro un asciutto, asettico ma più congeniale DVD. Basta un semplice USB (Unità mobile o Pennetta ) per conservare quello che una volta occupava una stanza….una montagna di rapporti, verbali, carte e scartoffie e, soprattutto, memorie.

L’ aureo Insegnamento - In questa epoca in cui valori vengono contestati e resi di difficile godimento, abbiamo bisogno più di esempi che di maestri.
L’ispirazione che ci viene da questo insegnamento permanente, induce a riflettere ed indica la giusta via…quella del dovere: ” l’ala dell’anima - parafrasando Mazzini - che porta a Dio e al bello… al grande….al sublime, che sono l’ombra di Dio sulla terra ”. Convinto adesso come lo fui allora da giovane carabiniere e sottufficiale, quindi, da ufficiale che nulla si ottiene per caduta, ma si conquista come dovere in premio a severa applicazione e sacrificio, io credo in quell’esempio e nella verità dell’insegnamento… a braccio. E più che mai oggi in cui la nostra società civile ha uno speciale bisogno di rituffarsi nei vecchi ideali (amore per la disciplina, casa, scuola, chiesa, lavoro ed obbedienza) che identificano la grandezza ed assicurano il futuro di ogni Istituzione e, quindi,…della stessa Patria. Ecco perché nessun’ altra entità, ha innalzato l’Arma e la sua missione su questa terra al pari della Stazione. I cui Comandanti…. con il loro prodigarsi in “gesti di ordinaria quotidianità”, obbedendo ed insegnando a tanti giovani il mestiere del carabiniere e la pratica dell’obbedienza, l’hanno eletta a vegliare, a proteggere, a sollevare l’uomo da mille avversità.
A.M.D.G (Ad majorem Dei gloriam)